Il musicista incosciente (Sull’estetica ontologica de Le Cose)

I musicisti sono così assurdamente irragionevoli. Vogliono sempre che uno sia perfettamente silenzioso nel momento esatto in cui uno vorrebbe essere completamente sordo.

(O. Wilde)

Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sull’estetica ontologica della musica de Le Cose. Il problema è che io non so cosa cazzo sia l’estetica ontologica. Però chi se ne frega, ci provo lo stesso. Le cose migliori sono quelle fatte a caso.

Nessuno sa come funziona veramente la musica. Ci sono cose pensate, progettate, ripensate, elaborate, che poi non piacciono a nessuno. E altre che nascono un po’ per scherzo. E che non piacciono comunque a nessuno. Poi ci sono cose pensate, progettate, etc. che piacciono a qualcuno. E idiozie totali che piacciono a tutti. Tranne che a quelli che non vogliono farsele piacere solo perché piacciono a tutti.

È difficile sintetizzare tutte queste intenzioni in un’unica intuizione, ma è esattamente ciò che tentano di fare Le Cose: unire attenta irragionevolezza e progettazione aleatoria per piacere a tutti coloro a cui non piacciono le altre cose perché piacciono a tutti e contemporaneamente piacere a tutti gli altri.

Questa, in estrema sintesi, è l’essenza dell’estetica ontologica de Le Cose.

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