Magnetica Deneb (ovvero sulla giovanile deboscia di Mercalli, Marelli e del misterioso “Pezza”)

Tanto tempo fa, a Roncadelle, ameno borgo in provincia di Brescia situato tra il Mella e il Gandovere (torrenti in cui nuota il celebre pesce scazzone, fig. 1), nacquero da madri ignote tre piccoli infanti.

Il primo si chiamava Dario Marelli, un bambino basso e tozzo, dalle sopracciglia spesse e lo sguardo greve, costantemente atteggiato in un oscuro ciliegio e con un’innata tendenza a sviluppare illusioni allucinatorie compensative.

Il secondo si chiamava Mercalli (non è dato sapere il nome di battesimo, anche se probabilmente è Mercalli), nato con un grave deficit psico-socio-affettivo sviluppato in conseguenza di una grave malformazione congenita ai capezzoli.

Il terzo, infine, era soprannominato il “Pezza” (recenti ricerche hanno tentato di far luce sulle origini dell’epiteto, purtroppo invano) ed era nato con i baffi.

Li accomunava in particolar modo l’essere stati tutti e tre cresciuti nello stesso convento di Suore Terziarie Sacramentarie della Stretta Osservanza, la cui badessa era Suor Raimondo.

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Fig. 1: Il celebre pesce scazzone

I tre bimbi crebbero felici, sguazzando tra i torrenti, attorniati da amici immaginari (con cui comunque Mercalli non parlava) e kit per la supervisione dei peli superflui, e nutrendosi di cavedani, barbi, lasche, vaironi e triotti (ma assolutamente mai di scazzoni).

All’affacciarsi dell’adolescenza però cominciarono a sentire un’insoddisfazione montare nei loro modesti animi roncadellesi; un’insoddisfazione che aveva radici profonde e che non riusciva ad essere colmata dalle fidanzate inventate dal Marelli, dagli infaticabili pori piliferi del “Pezza” e tantomeno dalla tendenza all’isolamento monacale di Mercalli.

Un giorno Suor Raimondo, che aveva sempre avuto un debole per quei tre giovani scavezzacollo, li convocò in sagrestia per fargli un discorso serio. Disse loro che il mondo vero era fuori le mura del convento e oltre le campagne, pur meravigliose, nei dintorni. Disse che dovevano cercare una propria strada e che il mondo là fuori attendeva i loro preziosi contributi. Disse che una multinazionale aveva comprato il convento e che, se non avessero trovato tre miliardi entro una settimana, al suo posto sarebbe stato costruito un gigantesco centro commerciale. Poi gli mostrò delle vecchie casse in legno Tamarack. I giovani timidamente le aprirono e dentro vi trovarono degli oggetti meravigliosi: si trattava di una chitarra, un basso e un set completo di batteria. “Questi”, continuò Suor Raimondo, “sono gli strumenti del gruppo in cui suonavo quando ero giovane, i Velluto Sotterraneo; prendeteli, sono vostri, e fatevi onore. E se possibile portatemi quei tre miliardi”.

Inutile dire che nel giro di una settimana il convento venne raso al suolo e al suo posto fu costruito un nuovissimo centro commerciale (fig. 2). In compenso da lì iniziò la storia di un intero nuovo movimento musicale, guidato dal seminale gruppo denominato GOSH, fondato da Dario Marelli, e dai famigerati Magnetica Deneb, in cui militavano Mercalli e il “Pezza” e il cui nome proveniva proprio da una delle canzoni dei GOSH.

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Fig. 2: Il meraviglioso centro commerciale sorto al posto del convento delle Suore Terziarie Sacramentarie della Stretta Osservanza di Roncadelle

Non sono purtroppo giunte sino a noi testimonianze sonore dei GOSH. È invece possibile ancora rintracciare, su qualche bancarella del tradizionale mercato del giovedì di Roncadelle, copia dell’ormai quasi introvabile cd intitolato “Febbraio” dei Magnetica Deneb, un documento imprescindibile per ricostruire filolologicamente gli umori della scena alternativa bresciana dei primi anni Novanta.

Si tratta di un capolavoro misconosciuto e all’epoca dell’uscita completamente ignorato (un po’ come avvenuto per “Third” dei Big Star, “Odessey and Oracle” degli Zombies, “Oar” di Alexander ‘Skip’ Spence o “Notorious” dei Duran Duran). Purtroppo i critici non l’hanno ancora riscoperto (anche se certamente lo faranno presto) e non è possibile trovarne traccia né su YouTube, né su uno dei numerosissimi blog di appassionati di musica lo-fi bresciana dei primi Novanta.

Proprio per questo, il blog de Le Cose ha deciso di iniziare una meritoria opera di divulgazione, pubblicando a puntate alcuni brani originali tratti dal disco, all’interno di una nuova rubrica intitolata Le Cose Archives.

Gravissimi Problemi

Stay tuned!

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