Partiamo da un assunto di base: Dario Marelli è un artista con l’animo da metalmeccanico.
Quando suona la chitarra, assume pavlovianamente una modalità identica a quella di un addetto alle presse e alle macchine da taglio. Mostra in modo totale un’identica dedizione e attenzione, consapevole del fatto che anche un minimo errore potrebbe costargli, nella migliore delle ipotesi, un braccio o una gamba.
Ciò spiega, tra l’altro, anche l’ossessione verso le persone inesistenti, visto che chi non esiste difficilmente può farsi troppo male.
Anche la dimensione sonora del suo chitarrismo possiede, tendenzialmente, forti analogie con la professione del suo animo. D’altronde a volte, per contrasto, si muove su dimensioni di una delicatezza disarmante, proprio come il metalmeccanico che, uscito da uno sfiancante turno di notte la domenica mattina, si rifugia in un parco, per ascoltare il lieve cinguettio dei merli e l’abituale e asimmetrico suono proveniente dai conati di vomito prodotti da imberbi tiratardi.
Signore e signori, questo è Dario Marelli, chitarrista de Le Cose.
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