Il metalmeccanico dorme.
Dorme perché è stanco.
È stanco perché ha lavorato duramente, assieme alle macchine.
Le macchine invece non dormono, ma forse sognano.
Il metalmeccanico è talmente stanco che dorme e sogna con forza; con forza e quasi con violenza.
Cosa sogna?
Sogna di quando era bambino, nel convento di Suor Raimondo, a Roncadelle. Sogna il rimprovero e l’amore. Sogna la pasta con i ceci.
Il metalmeccanico sogna sogni uditivi. Sogna suoni.
I suoni delle sue macchine, innanzitutto, rumorose e musicali, rassicuranti ma a volte imprevedibili. Spaventose, perché se la macchina non suona più a ritmo, magari poi uccide, ma senza farlo apposta.
Il metalmeccanico dorme con la chitarra in grembo, perché la chitarra è il surrogato, che lo culla quando le mamme macchine non ci sono.
La chitarra può parlare come loro, ma anche come una donna, vera o falsa che sia, reale o inventata.
Il metalmeccanico dorme, e sogna se stesso. Sorride, perché sta facendo l’amore con una bellissima donna macchina chitarra, che vive solo nei suoi sogni.
E che si chiama Fujiko.
Forse.