Fino ad oggi anche i più ottimisti sostenitori dell’ingresso a furor di popolo nella crew de Le Cose di Dario Marelli cominciavano a porsi degli interrogativi circa l’effettivo apporto del quotato artista multimediale lombardo.
Evidente ed accettata anche con un pizzico di ironia era il chiaro imbarazzo del Marelli che con il solo scopo di rendersi interessante o magari solo simpatico millantava fidanzate e conoscenze altolocate nel mondo teatrale italiano; talvolta replicava in modo così poco credibile l’atteggiamente del musicista sofferto dal sembrare in sofferenza davvero.
Fortunatamente, oltre all’infinita pazienza degli altri membri del gruppo, a rendere comunque Marelli parte integrante (sotto forma di oggetto estraneo) del gruppo erano in linea di massima due elementi: l’impareggiabile attrezzatura musicale e la capacità di poter utilizzare le parti da lui composte in modo indifferente su ogni canzone, senza apparente criterio razionale; è evidente che quest’ultima capacità rende invidioso qualunque musicista ed il resto de Le Cose non era da meno.
La situazione, fino a poche settimane fa, sembrava segnata: chi ha avuto la fortuna di assistere alle prove può testimoniare la tangibile tensione tra i vari esponenti della band, tensione che era francamente gravida di premesse e promesse.
Quando ormai la situazione era fuori controllo Marelli ha messo finalmente a disposizione de Le Cose quanto aveva studiato in malcelato silenzio negli ultimi mesi: diciamolo, è evidente che Le Cose sono sostanzialmente la loro musica e ancora più nel dettaglio sono quanto gli altri hanno trovato per definire la loro musica, musica della quale Le Cose sono ignare.
Ancora più nel dettaglio Le Cose sono la scaturigine da cui fuoriesce un messaggio che non gli appartiene. Giusto quindi che Marelli, più preoccupato alle cose mondane, abbia studiato un look con il quale affrontare concerti e stampa internazionale…
Il teatro delle ombre polacco, antica tradizione di cui i polacchi curiosamente sono ignari, attinge alla disperazione che si respirava nelle grandi metropoli est europee alla fine degli anni ’70, quando era evidente ormai che Le Cose si stavano affacciando alla scena musicale sud-europea.
Marelli, seguendo metodi olistici, e respingendo sdegnosamente suggerimenti superficiali del genere “ma sì, noi siamo come Berlino negli anni’ 90, con tutti quei locali con le sedie spaiate e fidanzati tedeschi che rubano portafogli alle fidanzate italiane”, per mesi ha ragionato sul dimenarsi dei vari membri del gruppo, che goffamente tentavano di creare una coreografia per i propri pezzi, per proporre a Le Cose di entrare nel mondo del TEATRO DELLE OMBRE POLACCO.