In principio era il Nulla.
Prevalentemente, si annoiava alquanto, anche perché non aveva niente da dirsi. Così si sforzò per pensare a qualcosa. Si sforzò e si sforzò, e alla fine ci riuscì. In un lampo, concepì qualcosa: un Punto. E morì.
A quel punto, c’era un Punto. Eccolo, è questo. Anzi no, più piccolo di questo. Molto, molto più piccolo. Talmente piccolo che quasi non si vedeva. Anzi, non si vedeva proprio, perché non c’era nessuno che potesse vedere. Se avesse potuto sentire qualcosa, il piccolissimo Punto sarebbe stato molto triste. Ma non era così, perché non era capace di sentire. Così si sforzò per sentire qualcosa. Si sforzò e si sforzò, e alla fine ci riuscì. In un lampo sentì qualcosa: la solitudine. E da essa nacque lo Spazio.
Ed ecco quindi lo Spazio. Era grosso, molto grosso. Largo e lungo, alto e profondo. Il Punto ne fu intimidito. Non morì, ma spariva al confronto. Lo Spazio era un tipo invadente, non lasciava un angolo libero a nessuno, men che meno al Punto, che tra l’altro, essendo piccolissimo, non ne aveva neanche tanto bisogno. Però trovava lo Spazio molto prepotente, e così, con l’intenzione di farsi notare, si spostò al suo interno. Si spostò prima di qua, poi di là, poi di su, poi di giù. Ci mise un po’, e così, figlio dello Spazio e del Punto mobile, nacque il Tempo.
Il Tempo non era un tizio molto disponibile. Non guardava in faccia a nessuno. Andava dritto per la sua strada, senza guardarsi mai indietro, inesorabile. Lo Spazio, suo malgrado, cominciò a cambiare, e non ne era contento. Si sentì sminuito, prima era solo lui a comandare. Ma il Punto, generoso e dimentico dei precedenti contrasti, lo rassicurò. Il Tempo è un’astrazione, gli disse, non esiste veramente; non può fare nulla da solo, semplicemente segna il passaggio. Ma senza di noi non potrebbe neanche essere pensato. Lo Spazio capì, ma dal discorso del Punto comprese all’improvviso di essere anche lui solo un’astrazione, e che l’unico elemento davvero concreto era il piccolo, piccolissimo Punto.
Così realizzò che doveva lasciargli più spazio. Ma siccome l’Universo (anche lui un’astrazione, che era lì in attesa, senza che nessuno se ne fosse accorto) non sopportava il Vuoto (che era solo un altro nome del Nulla primigenio ormai defunto), il Punto dovette necessariamente cominciare ad espandersi. Anzi, potremmo dire che letteralmente esplose, andando in mille pezzi. Ma quei pezzi erano tutti molto più grandi di lui e si spostavano velocemente, occupando buona parte dello Spazio.
Fu così che nacquero Le Cose, e da esse ebbe origine tutto ciò che oggi esiste. E sono ancora qui, tra noi, ovunque volgiamo lo sguardo.