Le Anti-Cose non credono in se stesse

Dopo due mesi che suonavano insieme, Carlo Ardizzi pensò che potesse essere una buona idea portare gli strumenti alle prove. Lo propose agli altri, ma destò solo fortissimo scetticismo.

Nel frattempo, avevano composto la loro prima canzone, intitolata egorletov. Marat era fenomenale quando la fischiettava. Buson aggiungeva le pernacchie.

Provavano sempre in un parco giochi, dopo l’ora di chiusura. Il posto era gestito da un ex spacciatore, che aveva tentato senza successo la carriera della prostituzione. Dopo l’ennesimo fallimento, si era riciclato come loro mentore e manager. Il suo compito principale era quello di evitare che il gruppo incappasse per caso in qualche serata.

Una notte, Richter ruppe il consueto silenzio che sovrastava le prove per chiedere agli altri membri del gruppo chi cazzo fossero. Nessuno rispose. Era il 30 di gennaio. Il cielo era nuvoloso, Arturo Magneti pensieroso.

Facciamo un disco? chiese. Marat propose di metterlo si voti. L’idea passò grazie a cinque astensioni.

Quella notte tornarono a casa in anticipo.

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