Non crediate! Non crediate! Tutti i figli sono sempre padri di se stessi!
(Andropompo figlio di Boro, frammento, IV sec. a. C)
Iniziò così. Era una nottata luminosa, davanti ad un largo quadrato lucente. Gli occhi si muovevano rapidamente, prima in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, poi in giù, poi in su, per un po’ di volte.
Poi individuarono qualcosa che colpì l’interesse del cervello che le controllava. Sempre su iniziativa del cervello, le mani si mossero e traballarono per un po’ sulla tastiera. Poi basta.
Passò un giorno, e di nuovo gli occhi erano davanti allo schermo. Questa volta si spostavano lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, poi lentamente verso destra, poi rapidamente verso sinistra, per un po’ di volte.
Il cervello fu contento, e comandò al cuore di sobbalzare allegramente. Le dita traballarono di nuovo, facendo ticchettare la tastiera.
Passò ancora un giorno, poi le orecchie sentirono un suono, e il cervello comandò alle mani di afferrare l’oggetto che lo emetteva. Le mani avvicinarono l’oggetto all’orecchio destro. Uscirono dei suoni. Il cervello comandò alla bocca di muoversi e alle corde vocali di vibrare. Un suono penetrò nell’oggetto. Dall’oggetto uscirono dei suoni e altri suoni vi entrarono. Dall’oggetto uscirono dei suoni e altri suoni vi entrarono. Dall’oggetto uscirono dei suoni e altri suoni vi entrarono. Dall’oggetto uscirono dei suoni e altri suoni vi entrarono. Dall’oggetto uscirono dei suoni e altri suoni vi entrarono. Per un po’ di volte.
Poi la mano toccò l’oggetto, che non disse più nulla.
Un ulteriore giorno e il cervello comandò alle gambe di muoversi. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. La gamba sinistra si mosse, e poi si mosse la destra. Per un bel po’ di volte.
Alla fine le gambe si fermarono. Gli occhi trasmisero al cervello delle immagini, che rappresentavano alcuni bizzarri bipedi. Erano quattro. Il cervello ordinò alla mano di alzarsi e alla bocca e alle corde vocali di articolare dei suoni. Anche gli altri bipedi emisero dei suoni. Poi uno di loro, il più alto, allungò il dito della mano sinistra. Gli occhi seguirono il dito e comunicarono al cervello un’immagine: parti nere, parti bianche, parti metalliche, argentate e bronzee. Oggetti circolari, posizionati in modo non perfettamente geometrico, né simmetrico. Le gambe si mossero (ma non da sole, bensì seguendo la volontà del cervello), poi si piegarono per appoggiarsi su un supporto. Le mani si mossero (così il cervello voleva) e afferrarono due chiari oggetti allungati. Il cervello disse alle braccia ciò che voleva che facessero, e lo stesso fece con i piedi.
Fu esattamente così che iniziò.