Dai bluesmen a Janis Joplin, da Songs: Ohia agli Eels, passando per Justin Timberlake e l’emo rap, tutti sanno che la musica è sofferenza. E soprattutto sanno che il dolore (vero o presunto) è un ingrediente necessario per vendere dischi.
In questa prospettiva, Le Cose hanno deciso di avviare una nuova, aggressiva campagna di marketing del patimento, che darà certamente grandi soddisfazioni ad Antonio, il loro social manager.
Quelli che potete leggere qui sotto sono i primi risultati di un accurato lavoro di brainstorming sui tormenti pubblici e privati degli smunti ed emaciati membri della vostra amata band.
Il Barone ha avuto un’infanzia difficile. Da bambino, veniva regolarmente picchiato dal suo cane. Inoltre i suoi genitori non si sono parlati per circa due anni a causa di una disputa sul perfetto punto di cottura del rafano nero. Se tutto ciò non bastasse, a scuola i compagni lo prendevano costantemente in giro per il suo ridicolo duodeno. Questi avvenimenti hanno contribuito a trasformarlo in un essere dalla sensibilità speciale; ad esempio ancora oggi, a causa dei traumi subiti, non è in grado di nutrirsi di girini.
Mercalli è nato da madre ignota in un convento di suore nel bresciano. La sua madre adottiva, Suor Raimondo, l’ha cresciuto come un figlio, ma il regime di clausura a cui era sottoposto non l’ha aiutato particolarmente a sviluppare il giusto grado di estroversione sociale. Per esempio fino ai 35 anni non è stato in grado di urinare in pubblico. Oggi ha ampiamente recuperato il gap accumulato, ma nel fondo del suo cuore ha gelosamente conservato tracce profonde di quella morbosa sofferenza, al solo fine di comporre brani immortali.
Bardot ha avuto un’infanzia meravigliosa; i genitori lo hanno sempre amato senza riserve, lo hanno protetto e aiutato a sviluppare autonomia ed equilibrio. È un ragazzo socievole, intelligente, beneducato e sensibile, benvoluto da tutti. L’unico vero dramma è che tutto ciò non ha assolutamente alcun appeal commerciale.
Com’è noto, Dario Marelli soffre di allucinazioni percettive croniche, sviluppate autonomamente dalla sua labile psiche per compensare lo stato di costante solitudine in cui versa. Solitudine dovuta, d’altro canto, al suo aspetto francamente repulsivo e alla sua profonda antipatia, entrambi amplificati da una malevolenza inveterata, che sfocia spesso e volentieri in cattiveria pura. In effetti non ha nessuna qualità positiva, ed è stato ammesso come membro de Le Cose proprio grazie ai suoi difetti, per bilanciare in qualche modo l’eccesso di positività generato da Bardot.
Infine Carcassonne. Ecco, lui… lui… La storia che lo riguarda è talmente terribile che non riesco a raccontarla. In verità, non riesco neanche a pensarci senza inorridire. E quindi non lo farò; fidatevi di me se vi dico che non volete saperla. È inutile dire che è su di lui che Antonio ripone più speranze.
Venderemo milioni di dischi.